Collegiata S. Maria a Mare

Collegiata Santa Maria a Mare

Collegiata S. Maria a Mare

Nel corso del XIII secolo, sull’antica rocca di S. Angelo, edificata a difesa dei Longobardi e demolita in gran parte da una incursione dei Pisani nel 1137, fu ampliata la chiesetta esistente già dedicata a S. Michele Arcangelo e costruita la Basilica dedicata a S. Maria a Mare a seguito del prodigioso ritrovamento della statua lignea.

Nel 1505 Giulio II con Bolla del 5 giugno di quell’anno eresse la chiesa a Collegiata insigne, con Capitolo presieduto da un Prevosto Curato e quattro dignità, otto Canonici e quattro Eddomadari.

La Collegiata di Maiori fu poi confermata da Leone X nel 1514, riconosciuta da Paolo V nel 1647, ed ampliata di privilegi da Innocenzo XII nel 1695.

Il 3 agosto del 1769 venne solennizzata l’incoronazione della statua di Santa Maria a Mare che l’anno prima era stata fregiata di due corone d’oro, una per la Vergine e l’altra per il Bambino. Le corone furono sottratte nel 1802 a causa di un furto sacrilego e quelle che attualmente ornano la statua furono fatte forgiare in Roma a spese della popolazione, per cui nel 1804 vi fu una seconda solenne incoronazione presieduta dal Vescovo di Salerno Mons. Spinelli.

Molte vestigia di valore storico-artistico ornavano la Basilica, come ci garantisce il Cerasuoli, ma la stoltezza e l’incuria di alcuni mandatari fecero sì che molte di esse andassero completamente perdute: pitture, sculture, paramenti, suppellettili, un turibolo di struttura gotica, il pastorale ed il trono pontificale del prevosto (che aveva diritto alle insegne vescovili).

La chiesa nel corso dei secoli ha subìto trasformazioni e ampliamenti. Nel 1529, nel 1748 e, in ultimo, la più radicale e imponente nel 1836 su disegno dell’architetto napoletano Pietro Valente, autore anche di una proposta di un piano di assetto urbanistico della città che tenesse conto delle antiche vestigia, quali ad esempio quelle degli arsenali della Repubblica Amalfitana.

Pregevole il soffitto dorato a cassettoni che copre la volta della navata centrale, eseguito nel 1529 dal pittore napoletano Alessandro de Fulco su commissione di alcune nobili famiglie maioresi.

La cupola è rivestita da embrici maiolicati caratteristici dell’architettura sacra della costa.

Nella monumentale sagrestia a croce greca, risalente al XVIII secolo, si apre una ampia loggia da cui è possibile ammirare l’intero golfo.

La cripta, anch’essa del XVIII secolo, conserva le spoglie di un martire, chiamato S. Clemente, trasportate da Roma a Maiori nel 1780. Nella stessa cripta è stato allestito una parte del percorso museografico che è possibile ammirare anche lungo le navate laterali e nella sagrestia.

Un monumentale organo, costruito agli inizi di questo secolo da Zeno Fedeli, sormonta l’ingresso della navata centrale, contrapponendosi con lo splendore delle sue circa 1700 canne alla grandiosa imponenza dell’altare maggiore. Il restauro eseguito nel 2003 ha restituito allo strumento l’originario  splendore fonico.

Organo Zeno Fedeli

Il presbiterio è fiancheggiato da due ampie cappelle e sull’altare maggiore, in una nicchia sormontata da un timpano retto da quattro colonnine rosse, vi è la Statua della Vergine con il Bambino in braccio.

Nella chiesa sono conservati preziosi reperti sacri e dipinti risalenti fino al XV secolo. Ivi è anche conservata una grande campana fusa nel 1334 superstite, insieme ad un’altra ancora in funzione, di ben undici grandi campane prima esistenti.